Perchè vivere in modo sostenibile?

La domanda pur se retorica, ci aiuta ad introdurre il tema dell'”ecosostenibilità” che non si declina solo nelle azioni che le aziende compiono in favore del Pianeta, ma deve coinvolge l’agire quotidiano di ciascuno di noi.

Adottare uno stile di vita ecosostenibile, infatti, non vuol dire solo avere rispetto degli animali e/o dell’ambiente, ma significa soprattutto operare un cambio di paradigma, un’inversione di tendenza nell’agire quotidiano tanto da poter ridurre al massimo l’impatto ambientale di ogni tipo di azione umana sulla Terra, per far sì che anche le generazioni future possano godere della bellezza e delle risorse che la natura ci mette a disposizione.

Se interrogati, quindi, tutti risponderemo che cerchiamo di vivere in modo più sostenibile, ma sappiamo anche dire esattamente cosa significa e quale sia in corretto stile di “vita sostenibile” da adottare?

Dall’alimentazione al consumo di energia, dai mezzi di trasporto alla scelta dei prodotti da acquistare, ecco i nostri consigli su come vivere in modo “green friendly“.

Come primo passo, scopriamo insieme quando nasce e qual’è la vera definizione di sostenibilità.
L’Enciclopedia Treccani on line, dà la seguente definizione di sostenibilità: “Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

In verità l’accento sul tema e quindi la nascita del concetto stesso di sostenibilità, lo dobbiamo a Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED,) istituita nel 1983, che, nel 1987, presentando il rapporto «Our common future» (Il futuro di tutti noi), ha formulato una linea guida per lo sviluppo sostenibile ancora oggi valida.
Il rapporto Brundtland constatava che i punti critici e i problemi globali dell’ambiente sono dovuti essenzialmente alla grande povertà del sud e ai modelli di produzione e di consumo non sostenibili del nord.

Da allora, la definizione più valida al concetto di «sviluppo sostenibile» è dunque, la seguente: «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».
Non è un caso che nel 1989, l’Assemblea generale dell’ONU, dopo aver discusso il rapporto, ha deciso di organizzare una Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo.
(Fonte: https://www.are.admin.ch/are/it/home/media-e-pubblicazioni/pubblicazioni/sviluppo-sostenibile/brundtland-report.html)

Oggi questa definizione di sviluppo sostenibile, grazie all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è divenuta di uso comune ed inserita come linea guida nella realizzazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, ovvero gli obiettivi che definiscono un nuovo modello di società, secondo criteri di maggior responsabilità in termini sociali, ambientali ed economici, finalizzati ad evitare il collasso dell’ecosistema terrestre.
E in questo disegno tutti possono fare la loro parte, dalle aziende ai consumatori finali. Eccoci dunque arrivati al punto: in parole povere, vivere in modo “sostenibile” vuol dire adottare uno stile di vita attraverso il quale ciascuno di noi cerca di ridurre l’utilizzo delle risorse naturali per limitare l’impronta ecologica che si lascia sul pianeta.

10 Suggerimenti per uno stile di vita ecosostenibile

Se così è, ovvero se il nostro agire dovrebbe tenere conto anche di come le nostre azioni impattano sulle generazioni future, ci aiuterebbe mettere insieme un decalogo di piccoli gesti “green” che possano tradursi in uno stile di vita quotidiano improntato alla sostenibilità così da coinvolgere, come abbiamo scritto poco prima, più aspetti:

  • Alimentazione
  • Rifiuti
  • Consumo di energia
  • Mezzi di trasporto
  • Scelta dei prodotti

Perchè vivere in modo sostenibile?(Foto: https://www.pinterest.it/pin/443675000787708343/)

  1. Come vivere in modo sostenibile attraverso l’alimentazione?
    Siamo quello che mangiamo”, asseriva nell’ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, sostenendo che un popolo può migliorare migliorando la propria alimentazione (Fonte: Ludwig Feuerbach. Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 1862).
    In effetti, al netto della visione filosofica, da sempre più tempo ormai l’idea che un’educazione all’alimentazione bilanciata produca effetti benefici sugli esseri umani e sul Pianeta, ha preso piede e viene comprovata da corposi studi scientifici in materia. Eva Alessi, responsabile Consumi Sostenibili di WWF Italia sostiene infatti, che la soluzione sulla via della sostenibilità alimentare sia quella di adottare una dieta basata su alcune parole chiave: “locale” (prodotti di stagione a km 0 e valorizzazione delle eccellenze del comparto agricolo italiano), “biologica” (alimenti ottenuti senza l’impiego di pesticidi), “vegetale” (frutta e verdura fresche di stagione), “responsabile” (ridotto consumo di carne e più pesce di specie adulte meno conosciute), “varia” (diversificazione dei cibi, evitando quelli troppo trasformati).
  2. Come essere più sostenibili a casa effettuando anche, ma non solo, una “spesa consapevole”?Spesso si tende ad acquistare molto più di quanto occorra realmente, sprecando così denaro e risorse ambientali. Imparare a comprare meno o a riutilizzare quello che si acquista invece di buttarlo, scegliendo oggetti che possono essere riciclati, è un buon modo per risparmiare e per ridurre il proprio impatto sull’ambiente in modo concreto. Inoltre, un ridimensionamento delle cose da comprare, si traduce anche in una minore immissione nell’ambiente della quantità di rifiuti.
    Insomma per contribuire ad avere un impatto positivo ed ecosostenibile sull’ambiente si dovrebbe:
    Ridurre lo spreco di cibo: controllando le scorte, preparando un programma alimentare, scrivendo una lista della spesa, acquistando solo ciò di cui si ha bisogno, utilizzando gli avanzi e gettando gli scarti nel compost.
    Ridurre lo spreco d’acqua: preferendo la doccia al bagno in vasca (Una doccia richiede infatti, circa un quarto dell’acqua rispetto a un bagno e si consuma inoltre meno energia per riscaldarla). Si potrebbe anche evitare di far scorrere l’acqua inutilmente, come quando ci si lava i denti e si potrebbe raccogliere la pioggia in un contenitore per innaffiare le piante e/o usare la lavatrice solo a pieno carico.
    Ridurre ciò che si getta nel cestino: imparando a riparare gli oggetti difettosi invece di sostituirli, a rammendare i vestiti e a riutilizzare i mobili.
    Circondarsi di piante domestiche: poiché le piante, non solo trasformano l’anidride carbonica in ossigeno, ma assorbono alcuni degli agenti nocivi per l’ambiente e per la nostra salute, così facendo si migliorerà la qualità dell’aria e la salubrità degli spazi domestici.
  3. Consumo di energia sostenibile per vivere in modo sostenibile
    Le scelte sostenibili passano anche attraverso il consumo di energia. Un minore consumo di energia infatti, vuol dire minore produzione di emissioni inquinanti in atmosfera e minore produzione di Co², ovvero di anidride carbonica uno dei gas serra più importanti.
    Non solo a livello industriale quindi, ma anche nel nostro piccolo possiamo fare una grande differenza e impegnarci per ridurre le emissioni di CO2 ogni giorno attraverso semplici gesti, alcuni accorgimenti e pochi cambiamenti.
    A tal fine si può:
    – Passare ad un nuovo fornitore di energia rinnovabile e pulita al 100%.
    – Installare un adeguato sistema di isolamento termico per un riscaldamento più efficiente.
    – Scollegare i dispositivi elettrici quando non sono in uso.
    – Spegnere le luci quando non servono.
    – Utilizzare lampadine a LED anziché alogene.
    – Utilizzare dispositivi manuali anziché dispositivi elettrici, ad esempio una paletta e una scopa piuttosto che un’aspirapolvere.
  4. Come essere più sostenibili muovendosi “con intelligenza” usando i giusti mezzi di trasporto
    La mobilità green è sempre più apprezzata, grazie anche ai tanti incentivi che ne favoriscono la diffusione e hanno sensibilizzato sempre più alla prevenzione dell’inquinamento ambientale. Quando possibile, quindi, meglio preferire mezzi di trasporto ecologici o farsi una bella passeggiata.
    Possiamo adottare così uno stile di vita ecosostenibile sapendo che ridurremo la nostra impronta ecologia (Ridurre la produzione di Co² immessa nell’aria), se ad esempio:
    – Usassimo l’auto solo quando se ne ha realmente bisogno.
    – prendessimo i mezzi di trasporto pubblico.
    – utilizzassimo meno i voli.
    – andassimo in bicicletta (anche elettrica), in monopattino, usassimo il car sharing o meglio ancora, ci spostassimo molto più spesso a piedi.
  5. Come vivere in modo sostenibile scegliendo i prodotti giusti
    Ridurre il consumo adottando alcuni dei comportamenti virtuosi che abbiamo fin qui suggerito dovrebbe andare di pari passo anche con la riduzione nell’uso di plastica così da migliorare la vita di molte specie animali, uomo compreso. Sull’argomento, tutti possono dare il proprio contributo: utilizzando per esempio le shopper in stoffa per fare la spesa e/o le borracce in alluminio al posto delle bottigliette in plastica. I prodotti che usiamo, infatti, hanno un impatto sull’ambiente, dal design all’imballaggio, al trasporto. Ecco perchè vivere in modo sostenibile richiede anche di acquistare i prodotti giusti ovvero:
    – Scegli i prodotti di aziende che si impegnano ad essere più sostenibili.
    – Opta per prodotti protetti da imballaggi riciclabili e realizzati con materiali riciclati.
    – Usa solo ciò di cui hai bisogno, scegliendo le quantità appropriate.
    – Scegli i prodotti più sostenibili ove possibile, ad esempio prodotti con un’impronta ecologica inferiore.
    – Scegli il nostro olio extra vergine BIO “82 la Pacchiana”, l’olio che rispetta l’ambiente e che viene prodotto seguendo le regole dell’Economia circolare.Lo sapevi che:
    1) Il materiale del confezionamento primario del nostro olio extra vergine di oliva è la banda stagnata riciclata al 50%;
    2) Utilizziamo la latta perché, rispetto al vetro è totalmente impermeabile a gas, vapori e radiazione luminosa. Inoltre poiché la banda stagnata è un materiale permanente può essere riciclata quasi al 100%, quasi all’infinito senza perdere in qualità, risparmiando in Co2;
    3) Stampiamo direttamente sull’involucro senza dover impiegare etichette in carta o in altro materiale, evitando così l’utilizzo di colle e l’eccesso di inchiostro. Così facendo consumiamo meno energia e sprechiamo ancora meno risorse naturali.
    4) Gli altri materiali in carta che compongono la confezione sono provenienti da filiera certificata FSC Misto e/o comunque possono essere conferiti nelle rispettive frazioni indifferenziate, per come indicato nell’etichetta di smaltimento;
    5) L’unico materiale plastico presente sulle nostre confezioni, anche se derivato dal recupero e riciclaggio di bottiglie per alimenti in PET vergine, è quello del dispositivo di chiusura, posto sul tappo della bottiglia in banda stagnata da 500 ml.
    6) Rispettiamo la normativa vigente e riportiamo sull’etichetta, le informazioni che permetteranno al consumatore di smaltire correttamente i nostri imballaggi, una volta divenuti rifiuti.
  6. Riduci, Ricicla, Riusa.
    Evitare che le cose finiscano in una discarica non inizia con il riciclare. Bisogna cominciare a ridurre la quantità di scarti che si producono. Anche questa infatti, è un’azione da compiere sia a livello aziendale che “familiare“. A livello aziendale, così come ci siamo imposti di fare con gli imballaggi primari (le bottiglie) e secondari (Gli scatoli e gli involucri esterni del prodotto) di AMALIU’ OLIVE OIL, bisogna disegnare e realizzare packaging non eccessivi o difficili da riciclare ed ancora progettare come allungare la vita dei prodotti come, ad esempio, proponendo soluzioni che consentano il riutilizzo da parte del cliente degli imballaggi che contengono il prodotto acquistato, così da allungarne il “fine vita” del prodotto stesso. Recuperare il vetro, la plastica, l’umido e la carta è un bellissimo modo per prendersi cura dell’ambiente.
  7. Rispettare La Natura
    Quando decidi di fare una gita fuori porta o un picnic sia al mare o in montagna di regola, non bisognerebbe lasciare traccia del proprio passaggio e bisognerebbe ricordare sempre di lasciare i luoghi come li abbiamo trovati, se non meglio!.
    Il mantra è sempre lo stesso: usare piccole accortezze per “Rispettate l’ambiente“. Basta ricordare, infatti, che noi non siamo i proprietari delle Risorse naturali della Terra!
    Quindi tra i comportamenti virtuosi indichiamo:
    – niente mozziconi di sigarette o cartacce,
    – niente bottigliette o residui del pranzo.
    – prima di tornare a casa fare un pò di sano plogging, ovvero: raccogliere i rifiuti che si trovano sul proprio cammino mentre si è impegnati a fare jogging o altre attività sportive all’aria aperta.Ma prima di fare tutto questo, molto semplicemente nel caso si volesse trascorrere una giornata all’aria aperta, al mare o in montagna e si volesse pranzare immersi nella natura, fate sempre la raccolta differenziata. Basta infatti portare da casa dei sacchetti per l’umido, usare solo prodotti compostabili e biodegradabili (anche la carta e il vetro vanno benissimo) e differenziare sempre. Utilizzate poi ingredienti di stagione possibilmente biologici e a km zero e comunque usate i prodotti di stagione.
  8. Limitare L’uso di Sostanze Chimiche
    L’inquinamento indoor è causato dalle sostanze chimiche contenute in molti prodotti di uso comune, come lo sono i prodotti per l’igiene personale o per la pulizia della casa. Molte di queste sostanze chimiche sono tossiche e possono essere assorbite attraverso la pelle e i polmoni con effetti dannosi sulla nostra salute. Tra detersivi e profumatori, le case odierne sono piene di prodotti chimici. Ecco perchè a tutela del benessere personale e del Pianeta, come prima cosa, dobbiamo acquisire la consapevolezza della loro potenziale pericolosità (Bisogna leggere attentamente le etichette dei prodotti che acquistiamo per la pulizia personale e di quelle per la pulizia degli ambienti). Successivamente possiamo anche scegliere dei prodotti che presentino un minore impatto sia sulla salute umana che sull’ambiente. Ancora meglio, possiamo decidere di voler recuperare i metodi di pulizia che usavano i nostri familiari nel passato: ad esempio impiegando il bicarbonato che è una sostanza con basso impatto ambientale o optando per l’uso di ingredienti di tipo naturale come gli agrumi essiccati o le spezie come la cannella, per profumare gli ambienti.
  9. Valorizzare la “Biodiversità”
    Il declino della biodiversità viaggia a un ritmo senza precedenti nella storia dell’umanità. Un allarme, questo, che rimbomba da tempo e che adesso è diventato assordante. Non è soltanto il clima che sfianca il Pianeta. Ma è la stessa Terra a togliere elementi essenziali alla vita delle persone.
    La parola biodiversità indica la diversità biologica di un ambiente, intesa come numero di specie animali e vegetali differenti. La natura della biodiversità, fortemente legata a valori eterogenei (economici, ambientali e socio-culturali), rende tale risorsa funzionale allo sviluppo. Una sua corretta valutazione, tanto dal punto di vista genetico che da quello economico, dovrebbe essere preliminare a qualsiasi progetto di valorizzazione delle risorse genetiche animali nel contesto locale (Fonte: https://agriregionieuropa.univpm.it/it/content/article/31/11/alcune-riflessioni-su-possibili-strumenti-di-valorizzazione-della-biodiversita).
    Sul punto, nel nostro piccolo, poichè abbiamo scritto dobbiamo agire sempre non solo da un punto di vista aziendale, si potrebbe offrire il proprio contributo anche per valorizzare la biodiversità agendo nei modi più disparati come:
    • arrestare e invertire il declino degli uccelli e degli insetti, in particolare gli impollinatori, allestendo una sorta di casa per le api o in generale per gli uccelli solitari;
    ridurre l’uso e i rischi dei pesticidi chimici in genere (nella nostra Azienda Agricola pratichiamo l’agricoltura biologica, evitando così di fatto l’uso di qualsiasi tipo di pesticida e migliorando in modo significativo la diffusione delle pratiche agroecologiche);
    piantare degli alberi, nel pieno rispetto dei principi ecologici, e proteggere le foreste primarie e antiche ancora esistenti;
    evitare le catture accessorie di specie protette, oppure ridurle a un livello che consenta il pieno recupero delle popolazioni e non ne pregiudichi lo stato di conservazione.
  10. Come vivere in modo sostenibile con Amaliù olive oil
    Al termine di ciò che abbiamo scritto, era giusto anche farvi sapere cosa facciamo nella nostra Azienda agricola a favore della sostenibilità ambientale.Oggi che il mondo ci parla di sostenibilità e che le nuove generazioni ci chiedono di essere responsabili verso l’ambiente, infatti, immaginando il futuro che verrà abbiamo deciso di improntare le attività presenti e future seguendo quattro pilastri inderogabili.
    Ridurre l’impiego delle risorse idriche ed energetiche;
    Riutilizzare gli scarti lavorativi nel ciclo produttivo e produrre meno rifiuti possibili;
    garantire che ogni fase produttiva e distributiva sia seguita da rigidi controlli alimentare.
    tutto ciò che produciamo, lo certifichiamo attraverso l’uso della tecnologia blockchain.

Così facendo, contribuiamo a rendere il Pianeta un luogo più sostenibile, giusto e consapevole.
Non è un caso che gestiamo gli ulivi, applicando al 100% i dettami del metodo biologico, poiché vogliamo garantire che il delicato equilibrio creato dalla natura venga intaccato il meno possibile.

Ora che sai come vivere in modo più sostenibile, puoi iniziare a condurre uno stile di vita sostenibile e a fare la differenza.

Amaliuolive.com Olio Extra Vergine di Oliva Fruttato medio

La restante parte del nostro articolo verrà divisa in tre parti:

Nella prima parte, proveremo ad illustrare le caratteristiche del contenitore, dell’etichetta e dell’equo prezzo di vendita di un olio extra vergine di oliva;
Nella seconda parte ci concentreremo di più sulle proprietà organolettiche che l’EVO deve possedere perchè si possa dire che siamo in presenza di un prodotto naturale e non sofisticato.
Descriveremo, in ultimo, anche quelle componenti organolettiche del prodotto che potrebbero essere considerate come delle caratteristiche negative, delle “imperfezioni”, ma che al contrario, ci permettono di dire che siamo in presenza di un prodotto “artigianale” e di qualità.

  1. Innanzi tutto partiamo dall’imballaggio primario, ovvero dalla bottiglia utilizzata per conservare e/o commercializzare l’olio. Come dev’essere la confezione?
    Diciamo subito che oggi è sempre più riduttivo parlare di bottiglia, perchè forme, modelli e materiali dei contenitore si sono notevolmente evolute. La prima cosa da considerare quindi, non è l’estetica, ma semmai, la “trasparenza” o meno del contenitore. Infatti, poichè la luce accelera i processi ossidativi che causano alterazioni e modifiche al sapore dell’olio, più i contenitori proteggono il liquido dalla luce (come i recipienti in acciaio inox o le bottiglie di vetro scuro), maggiore sarà la capacità di mantenere a lungo ed inalterata la qualità del prodotto.
    Quindi per rispondere alla domanda: il contenitore dovrà essere decisamente scuro.
    Il secondo aspetto riguarda, a cascata, anche la chiusura della confezione che dovrà essere ermetica e in ultimo, ma non per questo da considerare come un particolare meno significativo, dovremo verificare quanto olio potrà contenere la confezione stessa.
    Sul punto diciamo pure che sia esso un contenitore in vetro, acciaio inox, bag-in-box o brik, l’olio extravergine di oliva per legge, deve essere venduto in contenitori chiusi ermeticamente con capacità massima di 5 Litri (25 litri per i ristoranti).
  2. Il contenitore deve essere etichettato?
    La risposta è affermativa. Altro elemento che non deve mai mancare è l’etichetta.Leggendo l’etichetta, infatti, il consumatore troverà tutto ciò che gli occorre sapere sul prodotto, ivi compresa:
    1. la denominazione di vendita (nel caso del prodotto che stiamo esaminando ci deve essere indicato: “Olio Extra Vergine di Oliva”).
    2. la categoria dell’olio: “Olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e con procedimenti meccanici”.
    3. Infine la designazione di origine del prodotto: “Olio extra vergine di oliva ottenuto in Italia da olive raccolte in Italia”.Anche qui, a seguire, con la stessa importanza che attribuiamo alle caratteristiche citate in precedenza sull’etichetta dovremo trovare:
    il nome del produttore, il lotto di appartenenza, l’anno di raccolta delle olive, e la tabella nutrizionale.Infine, ove il metodo produttivo adottato, abbia seguito le rigide normative nazionali e comunitarie in materia di certificazioni (Prodotti a denominazione DOP o IGP e/o biologici), certamente il consumatore ne dovrà trovare la descrizione in etichetta. Questa indicazione è obbligatoria ed è molto importante e finisce per tutelare non solo il consumatore, ma anche il produttore che attraverso la presenza di questi simboli in etichetta, avrà la possibilità di pubblicizzarne la qualità.
  3. Qual è il prezzo di vendita corretto?
    Il primo campanello d’allarme per il consumatore deve essere un prezzo dell’olio troppo basso: quando ci riferiamo ad un prodotto “artigianale”, e per giunta certificato, intendiamo raggruppare una serie di fattori unici che se non valorizzati attraverso un prezzo adeguato, non permetterebbero nemmeno di coprire i costi di raccolta e produzione.Ricordiamo quindi che prezzi troppo bassi sono sempre sinonimo di scarsa qualità.
    Se dovessimo dare un parametro riguardo al giusto prezzo di un buon olio extravergine di oliva dovremmo dire allora che se costa meno di 10 euro al chilo potrebbe non avere tutte le caratteristiche che abbiamo precedentemente descritto. Ci rendiamo conto di non poter mettere una soglia di prezzo poiché quest’ultimo è anche generato a volte, dal luogo di produzione (La Regione d’origine) e dalla difficoltà della raccolta. Dobbiamo pensare ad esempio che per la loro conformazione orografica a volte alcuni terreni si trovano in zone scoscese che non permettono la raccolta meccanica delle olive (Vedi alcune zone in Liguria o ad esempio sul Lago di Garda)e quindi spesso e volentieri non riescono a produrre una quantità notevole di olio extravergine che per questa ragione rispetto ad altre qualità provenienti da altri territori, deve avere un prezzo di vendita più alto. Come si vede questo è solo un esempio rispetto alle numerose variabili che finiscono per incidere sul prezzo finale di vendita.

Siamo così giunti alla seconda parte del nostro articolo dove cioè tentiamo di dire cosa dobbiamo aspettarci assaggiando un prodotto alimentare “artigianale”?

A rispondere per noi, sarà scientificamente l’analisi sensoriale dell’olio che attesta l’assenza di difetti nel profilo aromatico, ma ciò non toglie che senza essere degli esperti assaggiatori, possiamo anche fare da noi stessi. Conoscere le caratteristiche principali di un olio di oliva extravergine di buona qualità in un mercato sempre più sofisticato e globale non è per niente facile. Ciò che dobbiamo fare quindi è valutare tre aspetti: l’aspetto visivo (colore e il corpo), quello olfattivo ed ovviamente il gusto che comprende i sapori aromatici e i retrogusti dell’olio extravergine.

Cominciamo con il dire che l’olio extravergine di oliva non deve avere difetti.
Una volta aperto, infatti, la prima cosa da tener presente, senza per questo dover essere degli specialisti in materia, è l’aspetto visivo.
Sul punto e sempre per grandi linee: se non ci sono contraffazioni, un olio verde indica che è stato prodotto con olive poco mature (chiamato anche olio “verdone”), mentre un colore giallo oro, demarca la provenienza del prodotto da olive più mature (il colore giallino pallido indica la provenienza da olive di scarsa qualità).
Il secondo aspetto per riconoscere un buon olio EVO è ciò che ci può dire l’olfatto. L’olio deve emanare il caratteristico odore di olive fresche, di erba appena tagliata mentre, se odora di chiuso o non ha odore significa che è stato conservato male o prodotto con olive di scarsa qualità o che l’olio è in cattivo stato.
Infine, l’aspetto su cui appuntare l’attenzione è la sfumatura di sapore. Un buon olio EVO, soprattutto se appena spremuto, deve avere note di sapore leggermente amare e piccanti. Deve inoltre essere leggermente fruttato, anche se la percezione varia a seconda della maturazione delle olive, della cultivar di provenienza e della tipologia di oliva. Infine, l’olio extravergine di qualità lascia una bocca asciutta e pulita, non la sensazione di pastoso e di unto tipica degli oli scadenti

Dopo questo approfondimento, eccoci giunti alla parte finale dell’articolo.
Per punti, vi diremo come valutare praticamente le caratteristiche organolettiche di un buon olio extra vergine di oliva.
Versare in un bicchiere, possibilmente in vetro scuro, un cucchiaio di olio, facendo agitare il liquido e scaldandolo tra le mani.

Successivamente valutare se:

  1. il liquido presenta alla vista una fluidità medio-bassa (un olio troppo fluido potrebbe non essere di buona qualità).
  2. il liquido presenta all’olfatto profumi di oliva, erba, frutta e verdura;
  3. il liquido presenta all’assaggio un gusto amarognolo piccante.

Per concludere, fate attenzione perché ogni annata presenta sempre le proprie peculiarità che sono dovute ai cambiamenti climatici ed alle olive stesse. Quindi rassegnatevi non potrete mai trovare gli stessi gusti, odori, colori e fluidità. E’ proprio questa la “magia” che riesce ad ogni campagna olearia, ovvero se produci un prodotto naturale, è sempre la natura ad aver l’ultima parola.